5 consigli agli architetti per la gestione vincente di un progetto BIM

16-aprile-2020

Architetti, ingegneri e progettisti, devono far fronte a sfide sempre più ardue nella loro quotidiana attività professionale. La complessità dei progetti da gestire cresce di giorno in giorno sotto la spinta di una richiesta, da parte della committenza, sempre più elevata. Richieste e aspettative che riguardano il design degli edifici progettati, la qualità dei materiali da impiegare, i costi da sostenere in fase realizzativa e di gestione, i tempi e naturalmente la sostenibilità di quanto costruito, in termini di consumo energetico a regime e manutenzione dell’edificato. 

 

Di fronte a questo molteplice fronte di sfide gli studi di architettura hanno da tempo intrapreso la strada della digitalizzazione dei processi. Una strategia che dà i suoi frutti e consente di rispondere con efficacia alla commessa. Il BIM è senza dubbio la più recente strategia di digitalizzazione intrapresa ed è in grado di garantire risultati concreti e convincenti. Adottare alcuni accorgimenti consente però di ottimizzare ulteriormente il processo di progettazione e gestione, massificando l’efficacia e il risultato. Ecco quindi 5 buoni consigli per gli architetti che si cimentano con la progettazione in BIM o che stanno valutando di convertire ad esso la propria attività.

 

1. PENSARE IN ANTICIPO ALLA CONDIVISIONE DEL DATO, DAL CALENDARIO AL DETTAGLIO

Uno degli aspetti più importanti della fase di progettazione è proprio la condivisione dei dati fra professionisti diversi che a vario titolo contribuiscono al design dell’edificio: architettiti, strutturisti, impiantisti, interior design. Tutti – in base alla responsabilità e alla competenza – apportano il proprio contributo al risultato finale. Allineare l’attività di ciascuno è essenziale per ottimizzare tempi e risorse, evitare errori e incongruenze. 

 

Il primo consiglio utile quindi, una volta intrapresa la scelta di adottare il BIM come ambiente e modalità progettuale, è proprio quello di stabilire con anticipo il calendario, le modalità della condivisione dei dati e la maturità del modello. Stabilire la maturità del modello (ovvero la ricchezza di dettaglio, sia grafico che informativo) può rendere lo scambio più agevole, efficiente e veloce. 

 

Disporre di alcune informazioni (come ad esempio il nome del modello di lavabo prescelto con i relativi attacchi e caratteristiche tecniche) può essere utile in fase progettuale per una stima dei costi e per il calcolo della portata degli impianti. Ma queste informazioni – sempre rimanendo nell’esempio – sono utili a un facility manager? Dal momento che in fase di gestione si suppone che il lavabo sia già stato installato, certamente no. Pertanto la condivisione di quel particolare dato può essere omessa. Il modello architettonico, così alleggerito da questo dato superfluo in quella fase della vita dell’edificio, ne risulta più leggero, gestibile, intelleggibile. Calendarizzare le condivisioni, definendole in rapporto alle fasi del progetto, e definendo soprattutto il livello di dettaglio utile in quel momento, è quindi il primo consiglio pratico. 

 

2. STABILIRE L’UTILIZZO DEL DATO

Uno dei vantaggi della progettazione in BIM in generale, e in 3D in particolare, è la ricchezza di dati che si riesce a gestire. Cosa farne? Un secondo accorgimento pratico per gli architetti è quello di utilizzare la ricchezza di dato del modello architettonico per eseguire delle simulazioni il più accurate possibile. Ed è proprio la ricchezza di dato (che rende il modello non solo realistico ma concretamente affidabile in chiave predittiva) che rende tali simulazioni utili. Utili per calcolare costi di realizzazione, di gestione. 

La gran messe di dati che è possibile gestire in ambiente BIM rappresenta un plus anche in fase di gara. Partecipare ad un appalto potendo offrire non solo una rappresentazione tridimensionale realistica del progetto, ma anche una stima precisa e affidabile dei costi di realizzazione e gestione, è una strategia vincente. Definire quindi l’uso che si vuole fare del dato (simulare per stabilire costi in chiave predittiva, ad esempio) è dunque il secondo consiglio.

 

3. DECIDERE QUALI DATI CONDIVIDERE

Stabilire quali dati condividere, e soprattutto a chi, è di fondamentale importanza per sfruttare al meglio le possibilità della progettazione in BIM. Il comune denominatore di questa fase è senza dubbio il formato IFC che rappresenta il viatico più efficiente per condividere un gran numero di informazioni senza perderne per strada. 

Condividere con il responsabile della progettazione degli impianti i dati che riguardano lo spessore delle intercapedini, ad esempio, può portare a soluzioni non solo efficienti da un punto di vista dei costi, ma anche efficaci esteticamente. Stringere nodi in punti diversi della rete di progettisti coinvolti rende l’intero percorso progettuale più saldo, rapido e armonico.

 

4. USARE IL BIM PER RENDERE PIÙ EFFICACE LA GESTIONE

Se la fase progettuale ha ormai abbracciato la scelta digitale senza ripensamenti, non altrettanto si può dire della fase realizzativa. Lo scambio di informazioni quando si sta procedendo all’edificazione vera e propria avviene quasi sempre attraverso mezzi cartacei. Ne consegue che qualsiasi modifica apportata in questa fase non viene registrata con efficacia. Cosa accade dunque nella fase ancora successiva, ovvero quella di gestione dell’edificio? Quanto sarebbe utile nella fase di facility management poter disporre di tali informazioni? O ancora: quanto sarebbe utile e vantaggioso se già in fase progettuale venissero poste le basi per un’efficace gestione dell’edificio? Stabilire materiali e procedure con anticipo consente ad esempio di prevedere spese di gestione, di manutenzione, di pulizia. Definire questi dettagli digitalmente per tempo potrebbe – per fare un esempio assolutamente realistico – procedere all’appalto delle attività di pulizia di un edificio quando questo è ancora in fase realizzativa. 

 

5. CALARSI IN UN NUOVO RUOLO

L’ultimo consiglio utile per gli architetti che utilizzano il BIM, o pensano di farlo in un prossimo futuro, è quello di ripensare al proprio ruolo. Il BIM non è solo uno strumento, ma una metodologia vera e propria e un ambiente di lavoro nuovo.

Utilizzare il BIM come un semplice tecnigrafo digitale, utile solo a compilare modelli 3D esteticamente validi per presentare i propri progetti, significa sottosfruttarlo, lasciare tale strumento largamente inutilizzato. Per le possibilità di gestione del dato che offre, il BIM va dunque anche interpretato come un archivio efficiente, come il luogo centrale in cui collettare tutte le informazioni relative al progetto. Di conseguenza l’architetto deve ripensare se stesso come un BIM collector, ovvero il gestore unico della complessità di tutti i sistemi informativi che si stratificano durante il progetto. Tale chiave di lettura consente al professionista non solo di controllare meglio ogni aspetto del progetto, ma anche acquisire competenze nuove. 

 

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